Pagina che aggrega vari post su Facebook riguardanti Matteo Renzi.
Storified by adessofrosinone · Tue, Apr 16 2013 11:41:10
Matteo Renzi - lettera a Repubblica Non mi interessa che il prossimo presidente sia cattolico. Per me può essere cristiano, ebreo, buddista, musulmano, agnostico, ateo. Mi interessa che rappresenti l’Italia. Che sappia parlare all’estero. Che sia custode dell’unità in un tempo di grandi divisioni. Che parli nelle scuole ai ragazzi. Che spieghi il senso dell’identità in un mondo globale. Che non sia lì per accontentare qualcuno... http://www.matteorenzi.it/rassegna-stampa/22-stampa/587-lettera-a-repubblica
"E' un periodo veramente triste per le aziende e per le famiglie: l'idea che si continui a parlare di offese non ha senso". Lo ha detto il sindaco di Firenze Matteo Renzi parlando con Moreno Morello a Palazzo Vecchio, dove gli e' stato consegnato il tapiro bianco di Striscia la Notizia per gli attacchi ricevuti nei giorni scorsi.
Chiedo a tutti gli estimatori di Matteo Renzi. Sarebbero favorevoli a Rodotà? Perché mi suona un campanellino su cosa accadrà…
ROMA - Stracci e strattonate con Bersani e i big del Pd. Sorrisi e strette di mano con Silvio Berlusconi. Verrà anche il giorno in cui Matteo Renzi e il Cavaliere si incontreranno con tutti i crismi in una sede istituzionale e alla luce del sole. Per ora siamo ancora nella fase «carbonara» dove ogni incontro più o meno annunciato prevede depistaggio della stampa e totale silenzio sui contenuti. Però i due si cercano. E ieri sera si sono trovati. Anzi, ritrovati. Il tutto per la gioia di chi nel Pd, ma non solo, da sempre sostiene che, tessere di partito e storie personali a parte, il sindaco di Firenze e il leader del Pdl hanno molto in comune, soprattutto nell'approccio all'elettorato. Ufficialmente tra i due c'è stata ieri sera solo una stretta di mano. In realtà, hanno avuto un colloquio, riservatissimo, per quasi 20 minuti. Il faccia a faccia è avvenuto tra le 19.30 e le 20 nell'anticamera di una delle balconate del Teatro Regio di Parma dove si sono aperte le celebrazioni in onore del centenario della nascita di Pietro Barilla, il re della pasta made in Italy, un vero e proprio mito nella città di Maria Luigia, da tutti conosciuto semplicemente come «il signor Pietro». Fino all'ultimo, la presenza dei due è stata in forse. In particolare quella di Renzi, da sempre amico di Guido Barilla e della famiglia. I consulenti del sindaco hanno valutato a lungo l'opportunità di venire a Parma e incrociare il Cavaliere, perfettamente consapevoli che la cosa avrebbe inevitabilmente sollevato un polverone politico, dando adito ai peggiori sospetti in casa pd. Renzi, accompagnato dal deputato pd Dario Nardella, è arrivato al Teatro Regio alla chetichella, è entrato da una porticina secondaria e si è subito diretto verso la zona delle balconate. Qui è stato raggiunto da Berlusconi, arrivato invece a Parma in largo anticipo e accolto dalla folla davanti al Teatro con fischi e applausi. Da quel pochissimo che si è potuto sapere, è stato un colloquio «cordiale e franco». A rompere il ghiaccio, è stato l'ex premier con una delle sue domande spiazzanti: «Quanto sei alto, Matteo?». Lecito presumere che la conversazione abbia poi virato sui temi caldi del momento, a cominciare dalla scelta del nuovo inquilino al Quirinale. A rottamazione avvenuta si profila una spaccatura in due del Partito Democratico: da una parte l'ala centrista liberale guidata da Renzi e dall'altra una laica di sinistra con in testa Barca e Vendola.
19:28 16 APR 2013 (AGI) - Parma, 16 apr. - "Berlusconi, come voi giornalisti ben sapete ho avuto modo di incontrarlo 3 anni fa in un celebre incontro per voi ad Arcore: e oggi l'ho risalutato con cordialita'". Lo ha detto ieri sera il sindaco di Firenze Matteo Renzi, pressato dalle domande dei cronisti all'uscita del Teatro Regio di Parma dopo lo spettacolo dedicato al centenario della nascita di Pietro Barilla. Prima dello spettacolo ha avuto un incontro riservato con Berlusconi, anche lui tra gli invitati alla manifestazione. "Naturalmente - ha aggiunto Renzi - quello che e' evidente e' che le situazioni politiche di queste ore Berlusconi non le affronta con me, le sta affrontando con Bersani. Spero nell'interesse dell'Italia - ha poi concluso Renzi, che ha dovuto spiegare piu' volte il suo pensiero, pressato dalle domande di un chiarimento rispetto all'incontro avuto - che se devono trovare un accordo lo trovino rapidamente, se non devono trovare un accordo si vada a votare: ma mi rendo conto di non dirvi nulla di nuovo". Poi ha aggiunto: "Col presidente Berlusconi ci siamo salutati alla fine, cosi' come con Montezemolo e con gli altri. Non si e' parlato di politica, nel senso che se Berlusconi ha qualcosa da affrontare lo deve affrontare con Bersani e Bersani, se vorra', lo affrontera' con Berlusconi", ha aggiunto il sindaco di Firenze uscendo dal teatro regio di Parma dove ha partecipato allo spettacolo "Pietro cent'anni avanti" dedicato alla figura dell'imprenditore Pietro Barilla. Riferendosi alla decisioni da prendere nell'attuale situazione politica, Renzi ha poi aggiunto: "io da questa dimensione sono fuori: come noto: non sono membro del Parlamento per scelta; non sono grande elettore questa volta non per scelta mia, ma ho detto con molta chiarezza che per quello che mi riguarda credo che l'importante sia far presto. Se si va a votare che si decida subito - ha detto ancora Renzi - se si torna a votare, se si decide di fare un governo che ci si metta d'accordo subito. Se si decide un governo tecnico, di larghe intese, balneare, istituzionale, si mettano d'accordo subito. Qualsiasi cosa decidano Berlusconi e Bersani o Grillo o quelli che possono decidere - ha concluso - facciano presto perche' l'Italia non si puo' permettere di perdere tempo".
'Viene oggi rimproverato a Matteo Renzi di dire a voce alta ciò che i cittadini (e francamente diciamolo: anche i Deputati e i Senatori) si dicono ogni giorno sull’autobus, in ufficio, nelle pause caffé. Sembra ancora una volta di rivivere la storia del bambino che ebbe il coraggio di dire al passaggio del sovrano che il re era nudo. ' - Roberto Cociancich, entusiasta senatore milanese Per leggere tutta la newsletter di Roberto: http://www.robertocociancich.it/lettera-da-baltimora/
L'ACF Fiorentina ha comunicato sul proprio sito ufficiale che domenica 21 Aprile, allo Stadio Artemio Franchi, al termine dell'incontro Fiorentina-Torino, si disputerà la terza edizione della Florence Football Cup, con l'obiettivo di raccogliere fondi per la Fondazione Stefano Borgonovo Onlus. La Florence Football Cup vedrà sfidarsi le GLORIE VIOLA, associazione degli ex giocatori della Fiorentina, tra i quali Luciano Chiarugi, Lorenzo Amoruso, Claudio Desolati, Roberto Galbiati e Christian Riganò ed il FLORENCE FOOTBALL CLUB 1898, la più antica squadra di Firenze, il cui titolo sportivo appartiene al Museo Fiorentina, guidata da Emiliano Mondonico e composta da autorità e celebrità cittadine tra le quali il sindaco Matteo Renzi, Paolo Hendel, Gianfranco Monti, Paolo Vallesi e molti altri. L'ingresso sarà riservato a tutti coloro che avranno assistito alla gara di campionato Fiorentina-Torino e le entrate per la Fondazione Borgonovo avverranno attraverso offerte libere raccolte da volontari del Viola Club Stefano Borgonovo.
Quindi finirà così: la Gabanelli toglie le castagne dal fuoco a Bersani non accettando la designazione grillina. Così scende in campo Rodotà che va bene anche al Grillo Urlante (e anche a me, sinceramente). Il quale riapre le trattative sul Governo. Berlusconi e Matteo Renzi silurati e la legislatura riparte di slancio. Si fa per dire...
A proposito: volevo dire che le e-news di Matteo Renzi sono generalmente interessanti e non invadenti. Potete iscrivervi alla newsletter se avete simpatia per il personaggio.
Renzi, il leader dei catto-furbi di Riccardo Cascioli 16-04-2013 MOLTO, MA MOLTO INTERESSANTE! L'HO SEMPRE PENSATO ... MA NON AVEVO ANCORA TROVATO NESSUNO CHE AVESSE IL CORAGGIO DI SCRIVERLO!!!!! ECCO IL PUNTO CRUCIALE: - La lettera che ieri il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha inviato a Repubblica e legata alla corsa per il Quirinale ha sollevato un grande polverone all’interno del Partito Democratico. Non varrebbe dunque la pena parlarne se non fosse che tutta la lettera ha per argomento l’impegno dei cattolici in politica, e che Renzi è ormai un’icona anche per una parte consistente dell’elettorato cattolico che non vede l’ora che sia candidato premier per poterlo votare. In realtà a leggere bene la lettera si capisce che la questione cattolica non è il vero motivo del contendere: il sindaco di Firenze fa infatti riferimento all’espressione “Ci vuole un presidente cattolico” che sarebbe tornata in voga in questi giorni. Al che si potrebbe pensare che siano stati i vescovi oppure politici di centro destra a invocare tale soluzione, ma non è così: è semplicemente che Bersani, nella ricerca di un candidato comune con il centrodestra, ha proposto una personalità – dice lui – cattolica: Franco Marini. Che subito viene infilzato da Renzi: ma come, non è stato neanche eletto al Senato in Abruzzo e lo vogliamo fare presidente della Repubblica? Con che autorità potrebbe rivestire tale carica? Il ragionamento – bisogna ammetterlo - non fa una grinza, tanto che viene da chiedersi: ma come, il sindaco di Firenze è stato sconfitto alle primarie del suo partito, non è riuscito a rientrare neanche nei grandi elettori del presidente della Repubblica, e vuole guidare il Paese? Con quale autorità? In ogni caso si capisce che il vero motivo della lettera è la guerra che Renzi sta conducendo con Bersani, nient’altro. E però è l’occasione per spiegare la propria concezione dell’impegno del cattolico in politica, ovviamente senza tralasciare l’entusiastico riferimento a Papa Francesco e addirittura citando il vangelo del giorno. Renzi spiega che è orgoglioso di essere cattolico ma che da politico agisce laicamente, anche se l’ispirazione religiosa – qualsiasi religione – è utile per la società. Invece i “politici che si richiamano alla tradizione cattolica sono spesso propensi a porsi come custodi di una visione etica molto rigida”, proponendo soltanto “precetti, norme etiche (…) che il buon cristiano dovrebbe difendere dalle insidie della contemporaneità”. A cosa si riferisca è facile capirlo, tanto è vero che sui princìpi non negoziabili la sua proposta ricalca perfettamente quella di Bersani. Insomma è la solita riproposizione di una fede ridotta a pratica privata: se ne può parlare apertamente, anche con orgoglio come fa Renzi, ma di fatto non incide sulla realtà, non ha da dire nulla sulla costruzione di una società umana se non un po’ di buoni sentimenti. Così anche la frase “non si è cattolici perché si vuole essere eletti, ma perché si vuole essere felici”, su cui non si può non concordare, assume nella concezione di Renzi un significato riduttivo. E’ il contrario di quanto richiama il Magistero e nella fattispecie la Nota dottrinale sull’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (2002), che contesta proprio la visione relativista fatta propria da Renzi: È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia. Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore. Nel contempo, invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta, da attuare mediante i mezzi leciti che l’ordinamento giuridico democratico mette ugualmente a disposizione di tutti i membri della comunità politica. La storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell’essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo, del bene comune e dello Stato. E siccome proprio le letture di domenica scorsa, citate da Renzi, dicono molto chiaramente che “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”, il sindaco di Firenze non se ne avrà a male se alla sua concezione del cristianesimo non presteremo attenzione. Anche perché, la cosa bella della fede è proprio il fatto che abbraccia la totalità della vita, che nulla rimane fuori malgrado il nostro limite, che c’è un punto di partenza nuovo per giudicare ogni cosa. Per chi è in politica, essere felici non può non avere a che fare con questo lavoro. E curiosamente a spiegarlo e viverlo fu un altro sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, che non deve essere però un modello per Renzi. Anche perché un modello per Renzi, anzi il modello cui rifarsi per scegliere il prossimo presidente della Repubblica, è Giorgio Napolitano. Ed è qui il secondo aspetto che vale la pena accennare, perché tale scelta è conseguente all’impostazione iniziale. Torneremo nei prossimi giorni a fare un bilancio di questo settennato, ma intanto bisogna dire subito che no, Napolitano non è un modello virtuoso, anche se a vedere i nomi che girano in questi giorni, potrebbe andare anche peggio. Non solo Napolitano ha enormemente allargato a proprio piacimento i poteri del presidente della Repubblica, ma non potremo mai dimenticare il gesto più vile del suo settennato, l’aver impedito di forza che il governo salvasse la vita di Eluana Englaro. Sul piatto della bilancia della giustizia e della verità un milione di provvedimenti giusti – ammesso che li abbia fatti – non valgono quell’unico gesto di odio della vita.
Voglio Matteo Renzi come presidente nom ne possiamo più.....la crisi aumenta ogni giorno e loro non trovano soluzioni
"Con il nostro lavoro stiamo cambiando il volto e il colore della nostra citta'". Cosi' il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha commentato con i giornalisti una riunione, durata tre ore, con i tecnici del Comune per fare il punto sullo stato di avanzamento dei progetti, dei cantieri e degli interventi in corso o da realizzare in citta'. Renzi si e' detto "orgoglioso" del suo impegno di sindaco che gli permettera' di concludere il mandato nel prossimo anno con la realizzazione quasi totale dei cosiddetti "100 luoghi", ovvero dei progetti dell'amministrazione comunale. Renzi ha fatto il punto sui tanti cantieri aperti e sugli interventi in corso di realizzazione e con i tecnici comunali ha predisposto anche le possibili inaugurazioni, molte delle quali saranno concentrate tra la fine dell'inverno e la primavera del 2014. Nel corso della riunione si e' parlato di piste ciclabili, di strade e piazze da pedonalizzare, di giardini pubblici, di manutenzione delle scuole, di ristrutturazione degli edifici pubblici e privati di particolare importanza. Renzi infine ha rivolto un appello ai tecnici affinche' sia dedicata "una forte attenzione agli spazi verdi".
Avevo notato come Matteo Renzi, ieri a Napoli per prendere parte al dibattito sulla biografia del presidente Napolitano, mentre gli altri relatori prendevano la parola prima di lui, sbirciasse le ultime pagine del volume, partendo inspiegabilmente dalla fine. É che non aveva fatto in tempo a completare la lettura, gli mancavano le ultime venti pagine, quando é arrivato al Maschio Angioino, e lo ha detto subito, appena presa la parola, confessando pure una giusta ansia, per questo, e guadagnandosi molti sorrisi, in platea, per lo stesso motivo. Nessuno sulla stampa oggi ha trovato interessante ricordarlo. Qualcuno anzi si é servito della presenza di Renzi in città per occuparsi ancora delle beghe interne al pd locale, dissertando così di storie che con la storia nazionale del momento, invero, poco hanno a che spartire e meno, per coscienza, dovrebbero interessare. Invece, il sindaco che rivela "non ho fatto in tempo a terminare il libro, é chiaro che lo so come va a finire, ma un po' di disagio ce l'ho lo stesso...!" é l'espressione di un viaggio diverso. Un modo altro e nuovo di rapportarsi alla 'gente' considerandola 'persone', rispettandole ad una ad una, senza provare ad ingannarle neppure per caso. Non solo una questione politica, allora, ma una questione umana. Anche sentire l'urgenza di raccontarlo può marcare la differenza. É ora di provare ad essere differenti, davvero. Gigliola De Feo
Alle 14.30 circa, sarò ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora su Rai Tre.
Se va alle primarie Renzi perde ancora quindi o il pd fa un atto di coraggio o Matteo fa un atto di coraggio... Escludo che le vinca, all'interno del PD, Stumpotruppen, per cui o si sveglia il PD e vuole vincere o si sveglia Renzi e prova a vincere davvero
'Il nostro Paese ha bisogno ora piu' che mai di un capo dello Stato che sia garante dell'unita' nazionale e della Costituzione ma che, per il particolare momento che stiamo vivendo, sia in grado anche di esercitare un ruolo politico''. Cosi' il presidente del Consiglio regionale delle Marche, Vittoriano Solazzi, intervenendo questa mattina a Omnibus, su La7, invitato in qualita' di rappresentante dei 58 grandi elettori regionali che voteranno il presidente della Repubblica a partire dal prossimo 18 aprile. ''Ora la priorita' irrimandabile e' la governabilita' dell'Italia - ha continuato Solazzi, renziano -. Quanto ancora deve durare questo stallo, questa incertezza politica a distanza di 50 giorni dal voto? Occorre fare subito un Governo, mettere a punto alcune riforme urgenti e fondamentali, come quella sulla legge elettorale, e poi tornare alle urne. Una possibilita' che lo stesso Matteo Renzi, ovviamente, ha avanzato con estrema determinazione''. Nelle Marche la nomina dei grandi elettori e' stata piuttosto turbolenta e contrastata: sono state necessarie ben due votazioni dopo che, nella prima, era rimasto escluso il governatore Gian Mario Spacca.
Insieme per Fare é su Facebook. Contributo al dibattito Congressuale INSIEME PER FARE Noi aderenti di Fare ci impegniamo a realizzare un Congresso Nazionale che sia occasione di rifondazione e rilancio del nostro movimento, nel rispetto dei suoi principi fondatori e nella consapevolezza che profondi cambiamenti sono necessari per poter diventare protagonisti nella vita politica del paese. Ci impegneremo affinché il Congresso possa definire: una leadership unita, entusiasta, in buona parte rinnovata e pronta a rilanciare il nostro partito verso mete ambiziose, essendo le ragioni della nostra discesa in campo oggi più valide che mai, e lo spazio politico disponibile ancora più vasto; un modello organizzativo federale e snello, democratico, che valorizzi le realtà locali (anche incoraggiando la rappresentanza delle regioni meridionali oggi ancora troppo assenti), consenta decisioni rapide, tuteli le minoranze senza pregiudicare la realizzazione di una strategia politica chiara e coerente, ed emargini chi non rispetta adeguati standard di correttezza e civiltà nei rapporti interni; un progetto politico orientato a realizzare alleanze più vaste, compatibili con gli obiettivi chiave del nostro programma e capaci di incidere concretamente sul governo del paese, senza perdere però la nostra identità né rinunciare a far radicare nel tempo in tutto il paese un forte movimento marcatamente liberale, che propugni il merito, la concorrenza e il mercato; un progetto federalista che abbia respiro europeo, perché in Europa e con l’ Europa si decide il nostro destino; immediate iniziative specifiche da attuare sul territorio, per riguadagnare la visibilità perduta e caratterizzare la nostra proposta politica, anche con proposte referendarie e di leggi di iniziative popolare sui temi più rilevanti del dibattito politico attuale, in particolare riferite alle problematiche fiscali, occupazionali, dei costi della politica e della riduzione di debito e spesa pubblica. Vogliamo un Congresso che guardi avanti e faccia tesoro di quanto accaduto per superare i nostri limiti e valorizzare al massimo le competenze, la credibilità e l’entusiasmo dei nostri quadri, che sono un patrimonio che ci differenzia dalle altre forze politiche. Che ci consenta di tornare al più presto con orgoglio nelle piazze, terminando questa fase troppo lunga di silenzio e “introversione”, comunicando con maggiore efficacia le nostre proposte per risanare il paese, e manifestando agli altri partiti che la nostra presenza politica non è occasionale né transitoria. Perché questo accada, crediamo occorra che: I fondatori, ai quali tutti sempre andrà la nostra non retorica gratitudine, conservino e rafforzino il loro ruolo strategico di ispiratori, e ove occorra comunicatori, delle politiche di Fare, ma si adoperino per evitare personalizzazioni, rischi di conflitto e approcci carismatici poco consoni allo spirito liberale. La autorevolezza, non i galloni, dovrà caratterizzare i loro rapporti con gli aderenti di Fare e con il mondo esterno; La governance del movimento, definita in modo chiaro e partecipato, eviti concentrazioni di potere (ad esempio doppi incarichi o mandati prolungati) e di risorse (anche economicamente vanno privilegiate le realtà locali). Il confronto deve valorizzare le potenzialità della rete, ma secondo regole appropriate e senza sacrificare il prioritario costante rapporto con l’esterno ed il territorio, e consolidare nell’ ottica federalista il fondamentale ruolo che svolgono i comitati nello sviluppo del movimento. La proposta di organismi presentata nella roadmap congressuale va ampliata definendo rappresentanze cittadine/provinciali e responsabili settoriali, in modo da coinvolgere un adeguato numero di quadri qualificati, legittimati ad operare sul territorio a nome del partito. Un rigoroso codice etico deve garantire che in nessun caso comportamenti inadeguati di singoli compromettano il buon nome di tutti. Nel fare politica, si attivino subito contatti agli adeguati livelli, anche in funzione delle elezioni amministrative, con esponenti dei mondi politici da noi meno lontani, in particolare con la componente più autenticamente liberale di Scelta Civica e con le liste civiche che rappresentino istanze con noi compatibili. A livello nazionale, se nel breve può essere opportuno favorire, a determinate condizioni, la discesa in campo di Matteo Renzi, sola visibile opportunità di uscita dallo stallo, la strategia da perseguire è il recupero della vasta area liberale, tuttora prigioniera del cartello di centro-destra o dirottatasi verso l’astensione o il voto rabbioso a favore di Grillo, attraverso iniziative concrete e “identitarie”; Il programma dei dieci punti, assolutamente attuale, venga sviluppato in alcune proposte politiche di immediata spendibilità e fattibilità, che possano diventare i “mantra” della nostra ritrovata visibilità politica. I dieci punti infatti sono in alcuni casi tuttora percepiti come troppo astratti o complessi da comunicare, e vanno tradotti in iniziative specifiche e concretamente realizzabili; particolare attenzione si dedichi al tema delle istituzioni del paese con attenzione alla riforma elettorale che privilegi governabilità e reale scelta da parte dei cittadini; Il clima interno si rassereni, non sembrando esistere oltretutto importanti contrapposizioni sulle scelte fondamentali. Si riconoscano meriti e responsabilità su quanto avvenuto in passato, non replicando errori commessi ma non dimenticando che fino a cinque giorni dalle elezioni la nostra era da tutti percepita come una clamorosa “success story”, e sottolineando e confermando nelle scelte che il nostro è un partito anomalo, composto da politici “a termine” che vengono e torneranno alla società civile, legati da un programma comune ma soprattutto da principi e valori condivisi, primi tra i quali il rispetto reciproco e la voglia di battersi per la libertà e il bene comune. Il nostro paese vive il terribile paradosso di uno Stato che assorbe una quantità enorme e tuttora crescente di risorse private, paralizzando l’economia, la vitalità e la creatività degli italiani, e più risorse assorbe più si dichiara insolvente e incapace di adempiere anche solo ai propri obblighi essenziali. Non vi sono altre forze politiche che abbiano con spietata chiarezza diagnosticato il male e proposto terapie efficaci. Su di noi pesa dunque una grande responsabilità, nei confronti dei nostri concittadini e delle future generazioni: in queste poche settimane dovremo dimostrare a noi e agli italiani se siamo all’altezza del compito che ci siamo dati. Non deludiamoci, non deludiamoli, è una grande sfida che sappiamo di poter vincere se riusciremo a unire attorno al progetto politico di Fare tutte le forze realmente liberali del paese. Guido Alberti, Michele Albo, Matteo Antoci, Silviano Antonielli, Sabrina Aranzanu, Ugo Arrigo, Giandomenico Beri, Rocco Bianco, Antonella Bombacigno, Valeria Bonavolontà, Roberto Borghini, Cristian Brandini, Paola Bruzzi, Gianni Buccarella, Stefano Cadorin, Michele Calzolari, Cristina Campanini, Domenico Campeglia, Massimo Caneva, Luciano Capone, Antonio Caponetto, Mario Caputi, Giuseppe Carbotti, Marco Carone, Marco Carrara, Stefano Carugati, Isabella Cattaneo, Gregorio Cavalla, Antonietta Cavallari, Marco Ceraso, Luana Cestari, Stefano Cianchi, Giulia Cortese, Daniele Corticelli, Marina Cotugno, Francesca Dalla Zorza, Dario Danese, Michele Daniel, Enrico de' Castiglione, Guido Dell’ Avalle, Stefano Dell’ Omo, Alessandro De Nicola, Alessandro De Salvia, Giuseppe Di Lella, Fabio di Paco, Luigi Di Placido, Alfonso Di Staso, Valentina Di Tinco, Andrea Diomedi, Emanuela Duretto, Silvia Enrico, Paolo Esposito, Andrea Fatarella, Antonella Favaretto, Francesca Fiori Galli, Gaia Francieri, Laura Folliero, Andrea Furcht, Pietro Galli, Giorgio Giatti, Francesco Gentilezza, Massimo Giaconia, Giovanni Giovenzana, Fulvio Graziotto, Paolo Grondona, Enrico Guggiari, Simona Heidempergher, Laura Lamarra, Andrea Lanza, Dario Latrofa, Antonella Lattuada, Deborah Lo Giudice, Giampaolo Luzzi, Susanna Magnabosco, Carlo Manganaro, Chiara Mannucci, Alessandro Margiotta, Emiliano Matera, Charlotte Matteini, David Mazzerelli, Luca Merzi, Mario Militello, Flavio Minari, Mario Minoja, Licia Molinari, Giuseppe Mottolese, Enrico Musso, Eugenio Namor, Lisa Nanu, Elena Olante, Walter Alberto Olante, Sonia Oseliero, Filippo Paccagnella, Salvatore Panza, Renato Palmieri, Milo Patruno, Carla Pelassa, Maricla Pennesi, Alberto Pera, Carlo Perni, Francesco Petroni, Giusi Pesce, Carlo Piazza, Alessandro Piergentili, Alessandra Pontecorvo, Aldo Ravaioli, Giovanni Ravetta, Giacomo Reali, Giovanna Redaelli, Cristina Ronchi, Stefano Roncoroni, Gianbattista Rosa, Maura Rota, Giuseppe Russo, Antonio Sanguin, Laura Santagada, Davide Salvi, Sergio Scalpelli, Carlo Scarpa, Silvia Segnalini, Raffaella Sellitti, Mario Strazzabosco, Laura Tagliaferri, Chicco Testa, Pietro Tinelli, Patrizio Tumietto, Franco Turco, Fabio Uberti, Alba Ushe, Elena Vaccheri, Luciano Vasques, Francesco Venier, Cristiano Vincenzi, Marianna Vintiadis, Gherardo Vita, Danilo Vitali, Alessia Zambon, Stefano Zavattaro, Mario Zulberti..
"Egregio signor Sindaco di Firenze, Le scrivo semplicemente per ricordarLe che una delle più importanti e gloriose istituzioni musicali del mondo, il Maggio Musicale Fiorentino, versa in condizioni TRAGICHE ed è prossimo al fallimento. Si parla addirittura di chiusura. Lei ha una grande responsabilità sulle spalle: vuole forse passare alla storia come il Sindaco che assistette inerme a un simile sconcio? 1933 nasce il Maggio Musicale, l'Italia era governata da Benito Mussolini (Duce del Fascismo); 2013 muore il Maggio Musicale, Presidente della Repubblica Giorgo Napolitano (PD) e Sindaco Matteo Renzi (PD). Vogliamo leggere questo negli annali scolastici? Siamo agli sgoccioli, veda quello che può fare. Grazie. Enrico Stinchelli"
Stupidaggini, indecenze, arroganza. Qualcuno sta giovando con il fuoco con il destino degli italiani. Chi dice al PD di fare in fretta a formare un governo, lo fa perchè sa che l'unico governo possibile realizzabile in tempo reale si chiama inciucio, governissimo, gross coalation. E piace , piace tanto ai sostenitori dei poteri forti, banche confindustria, gerarchie cattoliche, che hanno bisogno di uno stabile governo da macelleria sociale. Ma i peggiori sono quelli che da dentro il PD dicono o così al voto. Lo fanno spinti dalla convinzione che il loro candidato, Matteo Renzi possa vincere le primarie. Dimenticando che, se anche fosse, poi dovrebbe vincere le secondarie e senza cambiare il porcellum , il risultato non sarebbe diverso da questa volta, con 400 milioni spesi in più. Sorvoliamo sul fatto che, comunque, Napolitano non può sciogliere le camere, e che non ha mai avuto neanche la minima intenzione di dimettersi, per accellelare i tempi. E che lui ha le idee chiarissime su che governo fare. Ora, non sarebbe il caso che almeno coloro che "sostengono di sostenere il PD" non facessero, per un po' polemiche a sproposito?
Umberto Ambrosoli delegato ad eleggere il presidente della Repubblica, Matteo Renzi no. Ecco il Pd: quel partito in cui la sconfitta obbediente merita premi, mentre la sfida democratica all'apparato va repressa nelle umiliazioni
